Daniel Tewelde |
Sono passati due anni da quando il 20 luglio del 2010 il corpo esanime di Daniel Tewelde, giovane rifugiato eritreo, è stato ritrovato in un bosco nel comune di Cantalice (Rieti), a poca distanza da quella che negli ultimi due anni di vita era diventata la sua casa.
Daniel è stato ritrovato la mattina del 20 luglio 2010 in ginocchio con un laccio intorno al collo legato ad un ramo poco più in alto. In tasca aveva un biglietto scritto nella sua lingua. Dopo averlo a lungo cercato, gli amici hanno avvistato il motorino di Daniel sul ciglio della strada e addentrandosi appena dentro il bosco hanno trovato il suo corpo senza vita. L’ultimo giorno in cui Daniel è stato visto vivo è giovedì 15 luglio, molti dei suoi amici hanno parlato di una sua forte preoccupazione legata al suo lavoro.
Daniel Tewelde era arrivato in Italia, dopo aver attraversato il Mediterraneo a bordo di un’imbarcazione, a Lampedusa nell’ottobre del 2008 e insieme ad altri 100 profughi era stato portato a Rieti come richiedente asilo. Da allora fino alla sua morte Cantalice era diventata la sua casa. Aveva stabilito buoni rapporti con i vicini e lavorava presso l’azienda Fratelli Aguzzi. La sua richiesta d’asilo era stata rifiutata e aveva presentato ricordo nella speranza di vedersi riconosciuto lo status di rifugiato.
Ultimo saluto a Daniel Tewelde |
In un calda mattinata il 23 luglio 2010 i parenti, gli amici della comunità eritrea, gli amici italiani, il Sindaco e i cittadini di Cantalice, i colleghi di lavoro, gli operatori che si erano occupati di Daniel al suo arrivo a Cantalice, i rappresentanti dell’ARI onlus, della Caritas, di Cittadinanzattiva si erano stretti intorno al feretro di Daniel quasi a volerlo abbracciare.
La cerimonia funebre è stata tenuta in Eritreo e in Italiano e alle preghiere si sono alternate le testimonianze. È intervenuto anche Paolo Patacchiola, Sindaco del Comune di Cantalice, nelle sue parole commosse ha ricordato come Daniel si sia conquistato la stima e il rispetto di tutti, ha espresso il suo cordoglio ai familiari del ragazzo e ha testimoniato lo spirito di solidarietà di Cantalice nell’accogliere la piccola comunità eritrea che si è formata e che ha saputo ben integrarsi.
Daniel era stato cresciuto dai nonni come un gioiello, amato dai genitori, primo figlio, arrivato in Europa per cercare fortuna, per cercare una vita migliore per sé e per i suoi cari. Ai piedi di un albero purtroppo tutti i suoi sogni si sono arrestati.
L'ARI onlus vuole commemorare la scomparsa di Daniel, tenerne vivo il ricordo e dimostrate vicinanza alla sua famiglia.
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