Contribuiscono alla produzione del PIL (Prodotto Interno Lordo) per l’11,1%; favoriscono migliori opportunità occupazionali per gli Italiani; senza il loro apporto in settori produttivi non appetibili dagli Italiani il paese non potrebbe affrontare il futuro; sono sempre più indispensabili per rispondere alle esigenze delle famiglie, versano alle casse pubbliche (11 miliardi di euro l’anno) più di quanto prendano come fruitori di prestazioni e servizi sociali; anche grazie al loro contributo negli anni 2000 il bilancio annuale dell’Inps è risultato costantemente attivo; dichiarano al fisco oltre 33 miliardi di euro l’anno; incidono per circa il 10% sul totale dei lavoratori dipendenti; sono sempre più attivi nel lavoro autonomo e imprenditoriale creando nuove realtà aziendali anche in questa fase di crisi; assicurano un valido sostegno demografico all’Italia; senza di loro in mezzo secolo l’Italia perderebbe un sesto della sua popolazione.
Parliamo dei quasi 5 milioni di stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e dell’analisi statistica che ne fanno Caritas e Migrantes che hanno presentato ieri 26 ottobre 2010 il XX Dossier Statistico Immigrazione. Il Dossier è nato all’inizio degli anni ’90, nel 1990 fu approvata la “legge martelli” e vi fu la prima conferenza nazionale dell’immigrazione. Fu Monsignor Luigi Di Liegro, direttore della Caritas diocesana di Roma, nel 1991 a dare vita al Dossier Statistico Immigrazione.
LA SOLUZIONE, NON IL PROBLEMA
Gli stranieri residenti in Italia sono aumentati di circa 3 milioni nell’ultimo decennio, durante il quale la presenza straniera è pressoché triplicata. Secondo Caritas e Migrantes gli stranieri non sono il problema, ma piuttosto contribuiscono alla soluzione di un’Italia in affanno dal punto di vista economico-occupazionale. A predisporre negativamente la popolazione verso la presenza immigrata sono gli effetti sull’Italia della crisi mondiale: il 2009 è stato segnato dal crollo degli investimenti, la diminuzione di 380 mila posti di lavoro e del tasso di occupazione, l’aumento del tasso di disoccupazione e dei disoccupati, l’incremento delle migrazioni interne anche a lungo raggio. È invece il nostro sistema economico a trovarsi in difficoltà: non potendo più ricorrere alla svalutazione della moneta, impossibilitato a esportare prodotti a basso costo e a ridurre l’enorme peso della spesa pubblica. Rispetto agli altri grandi paesi europei in Italia è stentata la modernizzazione del nostro sistema produttivo.
I NUMERI FONDAMENTALI DELL’IMMIGRAZIONE
Secondo la stima del Dossier sono 4 milioni e 919 mila (1 immigrato ogni 12 residenti) gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia all’inizio del 2010. La Lombardia accoglie un quinto dei residenti (982.225, 23,2%), poco più di un decimo il Lazio (497.940, 11,8%). Roma, che è stata a lungo la provincia con il maggior numero di immigrati, perde il primato rispetto a Milano (405.657 rispetto a 407.191).
Le donne incidono mediamente per il 51,3%. I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri nel corso del 2009 sono 77.148. I minori sono in tutto quasi un milione (932.675) con una media del 22% (tra la popolazione totale la percentuale scende al 16,9%). Oltre un ottavo dei residenti stranieri (572.720, 13%) è di seconda generazione, per lo più bambini e ragazzi nati in Italia. I figli degli immigrati iscritti a scuola sono 673.592 e incidono per il 7,5% sulla popolazione scolastica. I minori non accompagnati sono 6.587, dei quali 533 richiedenti asilo.
Sono quasi 240 mila i matrimoni misti celebrati tra il 1996 e il 2008, più di mezzo milione le persone che hanno acquisito la cittadinanza, oltre 570 mila gli “stranieri” nati direttamente in Italia, quasi 100 mila quelli che ogni anno nascono da madre straniera, più di 110 mila gli ingressi per ricongiungimento familiare.
La collettività romena è la più numerosa, con poco meno di 1 milione di presenze; seguono albanesi e marocchini, quasi mezzo milione, mentre cinesi e ucraini sono quasi 200 mila. Nell’insieme queste 5 collettività coprono più della metà della presenza immigrata. Gli europei sono la metà del totale, gli africani poco meno di un quinto e gli asiatici un sesto, mentre gli americani incidono per un decimo.
IL FATTORE CRIMINALITÀ
Secondo il Dossier è infondato stabilire una connessione tra immigrazione e criminalità. I timori e il senso di insicurezza degli Italiani dipendono da altri fattori, considerato che:
- la criminalità in Italia è aumentata in misura contenuta negli ultimi decenni, nonostante il forte aumento della popolazione straniera;
- il ritmo d’aumento delle denunce contro cittadini stranieri è molto ridotto rispetto all’aumento della loro presenza;
- il tasso di criminalità addebitabile agli immigrati ex novo nel nostro paese (quelli su cui si concentrano maggiormente le paure) nel periodo 2005-2008 è risultato più basso rispetto a quello riferito alla popolazione già residente;
- il confronto tra criminalità degli Italiani e quella degli stranieri porta a concludere che i due gruppi hanno un tasso di criminalità simile;
- il coinvolgimento degli immigrati non autorizzati al soggiorno, di difficile quantificazione e spesso direttamente legato alla stessa irregolarità della presenza e alle difficili condizioni di vita che ne conseguono, va esaminato con prudenza e con rigore in un paese in cui entrano annualmente decine di milioni di stranieri come turisti o per altri motivi.
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